Ci sono due categorie di persone
In effetti, se tralasciamo una discreta vena hipster, questo posto è decisamente più accogliente. Un cocktail bar con tutti i crismi. Caldo, pieno di dettagli da notare nel tempo. La gente approfitta degli ultimi giorni di clima ancora sopportabile di sera per stare fuori, lasciando diversi tavolini disponibili all’interno, verso i quali Tommaso e Giulia si dirigono.
Appena entrati le casse del locale iniziano a suonare Out Of Time dei Blur.
“Ciao Tommy”
“Ciao Ale”
Scambio di convenevoli con il proprietario e barman che non lascia spazio a momenti di imbarazzo ma anzi, regala a Tommaso quei punti di autostima che aveva appena perso, mettendosi a nudo nel racconto appena concluso. Diciamocelo, sta giocando in casa questa sera. È vero che a volte anche i tuoi stessi tifosi possono giocarti brutti scherzi (vedi sopra), però avere il controllo degli spazi, delle vie di fuga, insomma non essere distratti dal contesto aiuta.
Un po’ come guidare la propria automobile invece che quella di un amico.
Lui questa sera aveva il culo appoggiato sulla sua macchina. Sgangherata magari ma affidabile. Non avrebbe potuto essere altrimenti, non ce l’avrebbe fatta.
Giulia invece stava iniziando ad accusare il colpo. In poco più di un’ora ha vissuto un mix di sensazioni e sentimenti che avrebbero steso un cavallo.
Prima lo spavento, poi la curiosità, il gioco. Poi ancora la sfida per poi cedere rovinosamente a se stessa e alle labbra di Tommaso. L’ultimo racconto l’aveva, in fine, scossa. In senso positivo certo. Ma quando entri così in intimità con qualcuno che alla fine è uno sconosciuto, non è facile lasciarsi andare. Più facile darsi alla fuga, o chiudersi.
Così ora si sentiva un po’ fuori luogo, forse aveva voglia di tornarsene a casa e chiudere quella follia che questa serata rappresentava.
Senza considerare il fatto che non stava guardando il telefono da ormai troppo tempo. E questa cosa la agitava.
Giovanni, Gianni, il suo fidanzato insomma, questa sera si sarebbe fermato a cena fuori e anche se non convivevano erano soliti sentirsi. Senza troppe pressioni, un normale scambio di messaggi, a volte una chiamata del dopo lavoro.
Se Gianni non fosse stato a cena, potete starne certi, non avrebbe mai accettato l’invito di Tommaso.
Per questo ne approfitta, mentre il barista lancia qualche ululato verso di loro, e tira fuori il telefono sbirciando cosa si è persa.
Un solo messaggio di Gianni:
- Ciao, che fai? Sei già a casa? Noi stiamo andando a cena, ti chiamo quando torno ok? -
Risposta di Giulia
- Ciao, tirato lungo anche io e sono a bere con Sara. Ok chiamami appena torni, buona cena. Un bacio <3 -
“Qualcuno ti reclama?”
“Scusa?”
“Dico, qualcuno ti sta dando per dispersa?”
“No, no tutto tranquillo. Ordiniamo?”
“Certo, tu cosa bevi?”
Il buonsenso direbbe di andarci piano, non esagerare. Quel messaggio però le aveva dato il colpo di grazia. Aveva appena mentito. A Gianni. Mentre fino ad ora stava mentendo solo a se stessa. Se ne sarebbe andata all’istante per salvare ancora il salvabile. Ma non poteva o forse, alla fine non voleva davvero. Forse sentiva che era giusto così.
“Un cocktail martini”
“Ah. Facciamo sul serio quindi? Brava, io uso il cocktail martini per testare i bar nuovi. Qui puoi stare tranquilla, è tra i migliori di Milano. Vado a ordinarli al banco. Torno subito”
Per Giulia è un momento di libertà che ha il gusto di una grossa boccata d’aria dopo un’apnea profonda. Scruta di nuovo il telefono, Gianni non ha ancora visualizzato. Apre allora Instagram e ha un dm di Gianni di qualche ora prima che le condivide delle foto dell’Islanda, per convincerla a prenotare. Non risponde, doppio clic di presa visione. Quasi le gira la testa e non vede l’ora che arrivi il suo cocktail. Ha bisogno di anestetizzare i pensieri e le labbra.
Si guarda intorno, al tavolo di fianco c’è una ragazza bellissima e particolare. Frangia cortissima, occhi blu. Felpa nera e gonna a balze colorata. Un drago verde enorme tatuato sulla coscia destra che sembra non c’entrare davvero nulla con tutto il resto. Nota Tommaso che torna con un vassoio in mano, nota che gli cade lo sguardo sulla coscia della ragazza e, stupidamente, si ingelosisce. Posa il telefono a faccia in giù.
“Eccomi, ho preso anche due cazzatine da mangiare. Oliva o cipolla?”
“Oliva per me grazie.”
“Bene, la cipolla la prendo io, tanto non devo limonare nessuno” Sorride.
Un brindisi e Giulia appoggia le labbra sul bicchiere, con delicatezza, come se volesse usare il freddo per anestetizzare il labbro inferiore. Poi quello superiore leggero a chiudere una sorta di bacio morbido. Per poi trangugiare un sorso deciso.
Come uno schiaffo il Gin le arriva immediatamente in testa. Neanche il tempo di bagnarle la gola che i fumi, i profumi, le hanno già aperto i pensieri. Non gli ha tolto gli occhi di dosso neanche un momento mentre beveva. Tommaso invece, solito imbranato fissava lo stecchino del cipollotto per evitare di infilzarselo in un occhio.
Così impariamo un’altra storia dei nostri due eroi. Lui è così goffo che spreca più energie a fare in modo che nulla vada storto invece che impegnarsi a fare andare davvero bene le cose.
Lei non riesce a fare a meno di guardarlo, se non lo sta facendo lui.
Il problema è che quello sguardo pesa come un macigno. Quei due occhi addosso sono come due sassi lanciati in faccia.
Così Tommaso se ne accorge ed esclama: “Ehi tutto bene? Ti piace?”
“Sì, molto buono. Bravo. Non te l’avrei lasciato passare un errore del genere”
“Meno male che non soffro di ansia da prestazione o con te sarebbe un incubo sai?”
“Me l’hanno detto. Mi hai fatto pensare a una cosa prima. Una storia che ho letto in una rivista qualche giorno fa.
In pratica sostiene che esistano due macro tipologie di personalità: le pesche e i cocchi.
Se sei una pesca, sei morbido. Ti lasci scavare fino in fondo con facilità da tutti. Non hai barriere all’apparenza. Finché non si arriva al centro, al nocciolo. A quel punto si è di fronte a una barriera impenetrabile.
Chi è un cocco invece, al contrario, ha una scorza durissima. Respinge chiunque provi a scalfirlo. Ma per chi ci riesce, per chi riesce a superare quella corazza, la ricompensa è un succo dolcissimo.”
“Bella questa storia. E io cosa sarei?”
“È evidente. Tu sei una pesca. Non te lo sei fatto ripetere due volte. Ti sei messo a nudo davanti a me. Mi hai detto delle cose personali importanti come se ci conoscessimo da una vita, anzi peggio. Magari neanche a chi conosci da una vita non hai mai raccontato questa storia. Certo è più facile aprirsi con gli sconosciuti ma alla fine sei un tenero. Sei facile da sbucciare” Ridacchiano.
“Immagino che tu sia un cocco”
“Non lo so, non garantisco che dentro di me ci sia davvero un succo dolce”
Tommaso ha un’espressione tra lo schifato e il rassegnato, come a dire: non c’è speranza.
“Va beh. Io invece ho sempre diviso le persone in altre due categorie”
“Bene, sentiamo”
I martini, nel frattempo, sono praticamente finiti e lo si nota non solo dai bicchieri ma anche dalle bocche e dagli occhi di Tommaso e Giulia, se solo li poteste vedere sarebbe tutto così evidente.
“In pratica c’è chi riesce a cagare al mattino e chi no”
Giulia scoppia in una risata fragorosa.
“No, no, no. Non ridere. Ma guarda questa. Sono serio eh. Mica solo tu hai la scienza infusa. E guarda che qui non lo dicono ma è vero eh”
“NONCIELODIKONO”
“Fai poco la spiritosa, pensaci. È una divisione importantissima. Cioè, chi caca al mattino ha davanti a sé una giornata fatta di leggerezza e, non trascurabile, sicurezza. Sa che potrà azzardare, potrà prendersi anche dei rischi ma avrà la pancia piatta, zero rischio di flatulenze pestifere e soprattutto non dovrà elemosinare un bagno ovunque si trovi.
Viceversa chi non caca al mattino fa una vita d’inferno. Si sentirà gonfio tutto il giorno con il terrore che ogni puzzetta faccia sembrare l’aria circostante una fogna di Calcutta ma, soprattutto, imposterà la sua vita sul fatto che comunque, prima o poi, dovrà cacare. E, fidati, penserà solo a quello tutto il giorno. Tutto il resto sarà in secondo piano.
Perché comunque la merda è la cosa più importante delle nostre vite.”
“Amen fratello” Alzando il bicchiere per uno shottino dell’ultimo goccio di cocktail rimasto.
“Non mi prendere in giro. Un giorno scriverò un libro su come le nostre vite siano in realtà governate da piccolezze nascoste che influenzano la nostra sicurezza. Vuoi un altro esempio?”
“Ti vedo in forma, continua”
“Il pisello per gli uomini. È ovvio che chi ce l’ha lungo, lo sa. Sa perfettamente che è un’arma a suo vantaggio. Che nel momento in cui lo tirerà fuori vedrà gli occhi di lei illuminarsi. Vuoi mettere con chi ce l’ha piccolo? Parte già spaventato nell’approccio perché sa che prima o poi lo dovrà tirare fuori e farà una figura di merda. Quindi è come se non ci credesse mai davvero quando ci prova. Si auto sabota.”
“Cazzo, hai presente quel film? Come diceva? È un peccato che ci sia qui solo io ad ascoltarti parlare”
“Santa Maradona”
“Bravo cazzo, bravo. quello”
“Eh lo so, film della vita.” - “Io però ora andrei in bagno, perché insomma, le birre iniziano a farsi sentire”
Ora state attenti.
Dovete sapere che questo locale ha un bagno unico uomo, donna e che c’è un piccolo antibagno con un lavandino minuscolo, prima di andare oltre, verso insomma ci siamo capiti cosa.
Tommaso a questo punto è di nuovo ubriaco. Se ne accorge perché pisciando, non sa stare dritto. Si appoggia, appoggia la testa contro la parete e neanche il litro di birra che espelle lo aiuta. Si lava le mani nel lavandino che c’è anche qui dentro e si sciacqua con forza la faccia.
Apre la porta, nell’antibagno si ritrova Giulia, immobile che lo fissa. Succede tutto in una frazione di secondo. Lui in realtà barcollando si sporge in avanti, come se quella visione gli abbia tolto il pavimento da sotto i piedi. Per reggersi mette una mano sul fianco di Giulia. Appena sotto il seno. Però tutto in modo naturale, come se fosse una persona coraggiosa e non un semplice ubriaco.
Giulia che forse non aspettava altro, si sporge. Le labbra si toccano. Le lingue escono e si intrecciano in un bacio breve e bellissimo. Come se entrambi sapessero già a memoria come era fatto l’altro.
Si guardano.
“Io comunque ero qui solo perché scappava anche a me”