Peach Pit - Come un nocciolo di pesca

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Hurricane
gido.substack.com

Hurricane

Gido
Nov 1, 2021
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4 anni prima

Tommaso è appoggiato al muro, reggendosi con un gamba rialzata e l’altra verso l’asfalto. Ha un cappellino di lana marrone che si abbina agli stivaletti. Dei pantaloni color cachi. Una camicia di jeans che esce da un maglione vinaccia e sopra un giubbotto di quelli con dentro del pelo.

L’aria punge ma è ancora accaldato dalla temperatura del locale e dai gin tonic.

Si accende una sigaretta con un fiammifero. 

Sì, in quel periodo fumava. È stato un periodo breve di pochi mesi ma in quei mesi aveva deciso che odiava gli accendini e quindi voleva usare solo fiammiferi. Gli ricordavano l’infanzia e, forse, in quel momento preciso della sua vita aveva bisogno di cose che lo riportassero indietro.

Non sapeva che invece stava per cominciare il suo futuro proprio in quel momento.
Che voi ci crediate o no ma la vita di noi tutti è fatta da cicli. È proprio una questione biologica eh! Non è roba new age del cazzo.
Ogni 5, massimo 7 anni anni il nostro corpo si rigenera completamente. Ogni atomo presente nel nostro organismo non è più quello di 5 anni fa.

La sto semplificando ma è così. I tuoi atomi di oggi non sono gli stessi di quelli del tuo io passato e non saranno lo stesso del tuo io futuro.

E per la legge di Lavoisier, gli atomi a disposizione sono sempre gli stessi, nulla si crea e nulla si distrugge. Quindi in qualche modo ora voi potreste contenere dentro di voi degli atomi appartenuti a David Bowie, a Carlo Magno o alla coda di una cometa.

Dicevo: siamo a tutti gli effetti organismi differenti. Dissimili da noi stessi. Siamo quindi autorizzati a cambiare. Non solo. È proprio la nostra natura, dobbiamo farlo. Abbiamo la scusante: no scusa, sì ti amavo ma erano i miei atomi vecchi, ora, questi nuovi non vogliono più il mutuo trentennale che ci lega indissolubilmente. Scusami, prenditela con loro.

O qualcosa del genere.

(No, gli atomi del sistema nervoso non cambiano, ma ora non vorrei entrare troppo nello specifico)

Insomma anche la scienza è dalla nostra parte e ci dice che viviamo cicli e che questi cicli li affrontiamo di volta in volta come persone nuove.

Tommaso, ovviamente, di tutto questo non aveva la benché minima idea. Come di quello che stava per capitargli.
Il primo tiro di sigaretta a momenti lo soffoca. Si dice che la prima volta che un bambino respira, fuori dal grembo materno, provi il dolore più forte di tutta la vita. Solo che per fortuna ce ne dimentichiamo. 

Ecco è andata un po’ così. 

Accende la sigaretta, da il primo tiro e qualcosa va storto. Inizia a tossire. Sente l’inferno tra la gola e i polmoni e si scompone. Lascia la sua posa da figo di periferia e si piega in due come un libro. Tenendosi sulle ginocchia come se avesse ricevuto una pallonata sulla bocca dello stomaco.

Mentre è lì intento a non soffocare inizia a sentire la faccia tutta umida. Più che umida, praticamente bagnata. Una doccia di saliva che gli riempie il viso.
Paonazzo e confuso si rialza per capire cosa diavolo stia succedendo, ritrovandosi delle zampe bianche e nere all’altezza dello stomaco.

“Oddio scusami, scusalo! - Vieni qui Hurricane, forza, ma ti sembra il caso? - Scusami ancora. Scusa non so che gli sia preso”

Hurricane è un cucciolo di Border Collie bianco e nero. Un muso che dice tutto. Impossibile guardarlo negli occhi senza iniziare a fare versi strani. Un vero uragano. Una forza della natura, tutto scondinzolamenti e slinguazzate. 

“Stai bene? Scusalo ancora.” 

“Sì, sì. Sto bene, grazie”

Hurricane continua a puntare Tommaso e a fargli le feste. Chissà cosa vedono o cosa sentono gli animali. C’è da dire che però aveva scelto bene. Forse già lo sapeva in qualche modo. Come per Harry Potter: non è il mago a scegliere la bacchetta ma la bacchetta a scegliere il mago.
Così con i cani. Non è stato Tommaso a scegliere Hurricane ma Hurricane che ha deciso che da quel giorno Tommaso sarebbe stato suo amico. Un amico decisamente speciale.

Un colpo di fulmine a tutti gli effetti. Appena ripreso a respirare e accortosi di quello che stava succedendo infatti, Tommaso ha iniziato a giocare con il suo nuovo amico, praticamente senza notare il proprietario. Chi c’era dall’altro capo del guinzaglio.

Come tutti i padroni di cani infatti anche Gaia era estremamente possessiva e mal tollerava le coccole eccessive da parte degli estranei. In più Tommaso gli sembrava piuttosto maleducato. Insomma, lei si era premurata di chiedergli scusa e sapere come stava, mentre lui l’aveva liquidata con un benegrazie per poi continuare a giocare con il suo cane. 

“Dai, ora andiamo però, lascia stare il signore”

“No dai, signore no però” 

Svegliatosi come con una secchiata d’acqua gelida da un sogno bellissimo, Tommaso aveva finalmente notato Gaia.
Se pur, leggermente inferiore al colpo di fulmine appena avuto nei confronti di Hurricane, in quel momento Tommaso aveva sentito percorrere il suo corpo da una seconda scarica elettrica.

D’altra parte si sa, chi è stato colpito una volta da una saetta ha maggiori possibilità di essere colpito una seconda volta. E nessuno sa il perché.

Alla battuta comunque Gaia sembrava totalmente indifferente. Tira il guinzaglio e fa per andarsene.

“No scusa, aspetta. Ci rivedremo mai?!”

Gaia, si ferma, si volta. 

“In che senso, perdonami?”
“Non tu, intendevo Hurricane!”
“Eh ma sai, per quanto intelligente non credo che sia ancora in grado di gestire una vita sociale indipendente da quella del suo padrone. E il suo padrone è molto geloso.”

“Ah ma non è il tuo cane quindi?”

“Scusa ma chi ti conosce?”

“No, scusa hai ragione, ciao piacere Tommaso” Allungando la mano

“Gaia” Restando immobile

“Dai, è evidente, si è innamorato di me. Guarda che feeling. Ha visto che stavo male ed è venuto a salvarmi direi che c’è qualcosa. Non so tu ma io non credo di sentirmela di ignorare dei segnali così evidenti”

“Punto primo Hurricane è un maschio. Etero. Cis. Punto secondo fa così con tutti è scalmanato. Punto terzo, scusami e: ma che cosa vorresti dire?”

“Ma no nulla dai, scherzavo però è stato un piacere. Un bell’incontro. Mi ha fatto riprendere stavo per soffocare. Io esco spesso da ste parti e non ci siamo mai visti”

“Mmm non ho capito sai, ma mi sembra di intuire che il piano del tuo discorso si stia già spostando dal cane alle mia mutande e… no non sono interessata. Grazie. Ciao”

“Scusa?”

“Ciao.”

“Ma guarda questa oh ma chi ti credi di essere? Le tue mutande? Ma manco so chi sei ma per chi mi hai preso. Cazzo. Tutte uguali oh”

“Tutte uguali chi scusa? Ci mancava proprio oggi il maschio alfa che si sente in dovere di classificare le donne, dividerle in cluster. Quelle tutte uguali, quelle speciali”

“Ahahahah calma, calma. Sei un po’ su di giri cazzo. Tu stai fuori. Faccio una battuta e tu ti senti in dovere di accusarmi di provarci con te, di essere un maschilista. Direi bene. È stato un piacere, mi dispiace Hurricane, ti meriteresti di meglio”

SLAP

Sì, proprio così. Uno slap. Come nei fumetti di Paperinik. Uno schiaffo onomatopeico dritto in faccia che fa volare il mezzo mozzicone che Tommaso ancora stringeva tra le labbra. Forte. Sonoro. Rosso come il segno delle dita stampato in faccia.

Non ci ha pensato due volte Gaia, si è girata e l’ha schiaffeggiato.

Il perché è fin troppo ovvio. 

Hurricane in effetti non era il suo cane. Ma del suo fidanzato. Che però era fuori città quel weekend e quindi le aveva chiesto di tenerlo.

Capitava spesso e nonostante passassero insieme tantissimo tempo, fin da appena nato praticamente, da cucciolo, non ne voleva sapere di affezionarsi a lei. 

Ogni passante, ogni sconosciuto era più interessante.

Gaia ci soffriva molto per questa cosa. Quel cane l’avevano scelto insieme, nella cucciolata. Lo sentiva come suo anche se non lo era. Ma sapeva dentro di sé che quella di Hurricane non era solo gelosia, tipica dei cani. Sapeva nel suo profondo che aveva, anche il cane, interiorizzato quello che pensava il suo padrone, il ragazzo di Gaia: che lei non era abbastanza per lui.

Questo senso di colpa che minava la loro relazione ormai da un po’, lei aveva il terrore fosse stata trasferita anche al cane, che ormai amava più del suo ragazzo. Verosimilmente.

Per questo quella frase era stata tipo il taglio netto dell’accetta sul filo che aziona una catapulta.

Zac.

Slap.

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