Peach Pit - Come un nocciolo di pesca

Share this post
I non luoghi
gido.substack.com

I non luoghi

Gido
Nov 22, 2021
1
Share this post
I non luoghi
gido.substack.com

“Senti però devo comunque portare Hurricane a casa. Non può stare in giro tutto sto tempo”

“Va bene dai, andiamo. Ti dispiace se fumo? Sai l’ultima me l’hai fatta volare con uno schiaffo”

“No anzi, me ne dai una?”

“Ma tu fumi? Non ti facevo una fumatrice”

“Stasera fumo”

“Non farà male alla bambina?”

“Cretino!”

Mentre lo dice con la mano tira uno schiaffo a Tommaso. Uno schiaffo che assomiglia terribilmente a una carezza. Disperatamente a un bisogno di contatto fisico.

“Comunque siamo arrivati, due portoni più avanti c’è casa mia”

“Ah è tipo col tram? Potevi dirmelo prima”

“Cioè?”

“Come ti accendi una sigaretta, arriva”

“Beh dai la finiamo”

“Ma tu vivi con il tuo fidanzato?”

“No, no. Non ancora. Condivido casa con una coinquilina”

“E non ti dice nulla del cane?”

“No, figurati studia biologia marina. Adora gli animali. Anzi, non vede l’ora”

“Ma che figata! Ho sempre sognato di fare biologia marina”

“Ora però stai tirando troppo la corda. Direi che di casualità più o meno forzate per stasera abbiamo fatto il pieno. E poi, scusa se te lo dico, ma non ti ci vedo proprio come biologo”

“No ok, va bene. Ok. Magari proprio il biologo marino no. Anche perché quando ho scelto l’università ho fatto una selezione piuttosto meticolosa per escludere esami di matematica, fisica, chimica o roba difficile in generale. Però, con il senno di poi, non sarebbe stato male. Vuoi mettere andare a lavorare, non so, in quelli zoo immensi. Nei parchi marini. Mica è lavorare quello?”

“Non ci riuscirei mai, gli zoo mi fanno tristezza”

“Ma dimmi di più di questa coinquilina”

“Smettila.”

“Ahahah, gelosa?”
“Non ti piacerebbe. Non è il tuo tipo”

“Cosa ne sai che non è il mio tipo? Qual è il mio tipo?”

“A quanto pare io”

“Uhhhhhh ma qui siamo davanti a un ego importante, signore e signori. Miss non mi sfiorare ma adorami da distante. Mi dispiace deluderti. Caaaariiinaaaa. Ma non sei per nulla il mio tipo. Anzi l’opposto. Ma poi cosa vuol dire, è cessa?”

“Dio Santo. Fai schifo. Ma puoi essere meno maschilista per favore? È cessa? È Figa? Vuoi chiedermi che taglia porta? Quanto costa al kg? Cazzo.”

“Mah no, Madonna che palle non posso dire nulla. Però l’hai venduta male. Che ha che non va?”

“Nulla. Per me è bellissima. È rossa con in capelli lunghissimi. Un viso super fine. Bel corpo”

“E allora”

“E allora nulla, vive per quello che fa, per quello che studia. Lascia poco spazio per il resto. Oltre comunque ad essere fidanzata praticamente sposata, poi è una un po’ particolare”

“Cosa vuol dire particolare” - Mimando con le dita le virgolette

“Ha dei gusti particolari”

“È Christian Grey”
“AHAHAHAHHAHAHAAH giuro che non voglio sapere come e perché hai fatto questo collegamento. No. Ecco. Diciamo che con lei il giochino delle cuffiette non avrebbe funzionato”

“E perché? Ascolta musica di merda?”

“Mmmm no diciamo che - nel mentre a Valentina parte una risata sorniona - Maria (Si chiama così) ascolta solo un artista. Cioè una band. Solo quella e basta. Niente altro. La sua cultura musicale si ferma a questa sola e unica ossessione”

“Ehhhhhhh che sarà mai. Sai quante persone ci sono che non ascoltano musica o ne ascoltano pochissima. Aggiungo: sai quante tipe mi sono scopato che ascoltavano musica di merda? Pff almeno due.”

“Una. Sola. Band. Stop.”

“Sì ho capito ma va bene, la si può istruire”

“No.”

“E, mamma mia. Ma ok. Dai per come l’hai venduta pensavo peggio. Madonna sembrava un serial killer. Su”

“Gli Smash Mouth”

“Cosa?”

“Gli Smash Mouth”

“Non ho capito”

“ASCOLTA SOLO. ED ESCLUSIVAMENTE. GLI SMASH MOUTH.”

“Oh cristo santissimo”

“Hai capito ora?”

“Ma nessuno è davvero fan degli Smash Mouth. Neanche i loro genitori credo”

“Lei sì”

“Ma non è normale”

“Lo so.”

“Cioè mi stai dicendo che lei ascolta solo loro?”

“Sì.”

“Mai nessun altro?”

“Mai.”

“Ma mai, mai, mai?”

“Mai.”

“Cazzo. Ok.”

“Credo ci sia andata sotto ai tempi di Shrek”
“Cazzo. È vero! Shrek”

“Sì ma è da studiare!”

“Sì.”

“Senti aspettami qui, ci metto un attimo”

“Non è che potrei salire per fare la pipì”

“Come?”

“Eh mi scappa”

“No”

“Ma devo pisciare. Mi sto pisciando addosso. Non sono Hurricane non posso farla contro un albero”

“Non è l’unica cosa di buono che avete voi uomini? Poterla fare ovunque?”

“Ma cosa dici, ma ti pare? Dai ci metto un secondo giuro. Ti prego”

“No, c’è. Maria poi che cazzo pensa?”

“Perché lei non piscia?”

“No dai, davvero, mi metti in una situazione di merda”

“Ma magari è uscita”

“Non lo so, non ne ho idea”

“Mi stai dicendo che non avete un chat per le cose di casa?”

“Sì.”

“Ecco controlla”

“Non c’è”

“Ohhhhhh bene. Grazie. Gentile”

“Pisci e scendiamo”

“Certo.”

Il palazzo di Valentina è uno di quelli in stile vecchia Milano ma riammodernato. Il portone è in vetro e ferro battuto nero. Entrati c’è un piccolo porticato in pietra. Davanti c’è una corte da cui partono due ali, scala A e scala B. 

L’ascensore è di quelli esterni, aggiunti negli ultimi anni. Trasparenti. 

“Prendiamo l’ascensore che sto all’ultimo e altrimenti Hurricane si ferma a fare casino davanti casa degli altri e non mi va”

“Ok”

Hurricane, Valentina e Tommaso si stringono dentro questo ascensore decisamente troppo piccolo per tutti e tre. L’emblema dell’imbarazzo. Il non luogo in cui tutti prima o poi ci siamo trovati costretti a inventarci micro conversazioni di pochi secondi per rompere l’imbarazzo o a strusciarci contro sconosciuti per non rovesciare la spesa.
Tre piani sono un tempo così piccolo che dovrebbe permettere di rendere sopportabile qualsiasi tipo di imbarazzo. 

Se non fosse che…

“Cos’è?”

“Si è fermato”

“Lo fa spesso?”

“Mai successo”

“Oh cazzo”

“Puoi spostarti che così non respiro?”

“Soffri di claustrofobia?”

“No figurati amo rimanere chiusa in ascensore con sconosciuti”

“Ah grazie eh!”

“Fino a prova contraria lo sei”

“Hurricane tutto ok tu? Bravo Hurricane a te fotte il cazzo di tutto, bravo cucciolotto”

“È saltata la corrente in tutto il palazzo mi sa”

“Direi tutto il quartiere, è tutto buio intorno”

“Porca troia. Cazzo. Merda. Vaffanculo”

“Calmati”

“Ma calmati cosa?”

“Ora riparte, sarà un blackout temporaneo”

“E se non riparte?”

“E se non riparte ci troveranno qui come i tizi di Pompei. So romantic”

“Scusa eh se non mi va di scherzare sul fatto che sono chiusa in ascensore con uno che stavo per far entrare in casa mia”

“Beh non ce l’ho scritto sulla fronte, potrei dire che stavo andando ovunque. O anzi, meglio, potrei dire che sono un ladro ok?”

“Giusto”
Tommaso prende le mani di Valentina e la guarda negli occhi provando a calmarla.

“Stai tranquilla, adesso riparte. Mio zio lavora all’Enel. Sai quante storie così mi ha raccontato? Succede. Pochi minuti e passa tutto. Non per il povero operaio, collega di mio zio, che dovrà uscire di sera a sistemare il guasto, ma per noi tutti si risolverà in fretta. Te lo prometto”

“Promesso eh?”

“Promesso!”

Gli sconosciuti sono così strani. Spesso è più facile dare confidenza e fidarsi di uno che non si conosce. Ci si apre di più forse perché non si ha paura di essere giudicati o di essere giudicati attraverso i filtri che ognuno ha nei confronti delle persone amiche. E poi chissà quando lo rivedrai.

Gli estranei, in generale, sono bellissimi. 

Anche i non luoghi sono stupendi. Gli aeroporti, le stazioni, le metropolitane. Cercate l’amore vero? Guardate le banchine della metropolitana. Capirete molte cose a guardare quello che succede quando le persone si salutano rimanendo da una parte e dall’altra della porta che si chiude. Chi è il primo a volgere lo sguardo. Chi rimane lì. Chi si guarda indietro. L’amore spesso si riconosce proprio da questo. Quando si continua a guardare indietro, verso qualcuno che si è appena salutato.

Anche gli ascensori sono non luoghi ma piccolissimi.

E quando due sconosciuti si trovano chiusi per chissà quanto tempo dentro un ascensore la sola cosa che possono fare è provare empatia l’uno per l’altro. Scambiarsi affetto per sentirsi uguali, incastrati nell’assurdo. Per questo Tommaso e Valentina, dopo l’ultimo discorso, si abbracciano. Si stringono intensamente. Si annusano. Lasciano che l’odore della pelle dell’uno si confonda con quello dell’altro. Fino a staccarsi. Quel poco che basta per far incontrare le loro labbra. Così vicine che non baciarsi sarebbe un vero peccato.

Un bacio che sarebbe potuto durare ore se solo non fosse tornata la corrente, riaccendendo la luce e spegnendo i sogni.

Share this post
I non luoghi
gido.substack.com
TopNew

No posts

Ready for more?

© 2022 Gido
Privacy ∙ Terms ∙ Collection notice
Publish on Substack Get the app
Substack is the home for great writing