La Petite Mort
Oggi
Giulia e Tommaso posano, rientrando, i bicchieri sul bancone. Si muovono in fila indiana e in silenzio. Poi escono dal locale e vanno verso la bicicletta.
“Quindi cosa vuoi fare?”
“Ma la tua macchina dove è rimasta?”
“Oh cazzo vero…Va beh dai, la recupero domani. Non ho voglia ora”
“Quando hai pensato che volevi baciarmi?”
“Quando ti ho vista la prima volta, tu?”
“Chi ti ha detto che volevo baciarti?”
“Mah… non mi sembra ti sia scansata”
“Ma io stavo solo cercando di andare in bagno”
“Quindi non volevi baciarmi?”
“Se quello è il prezzo da pagare per liberarmi di tutto quello che ho bevuto, lo pago volentieri”
“E ti è piaciuto?”
“Dio sì, pisciare dopo la birra è una delle sensazioni più belle del mondo. Non so sta roba di trattenere la pipì… poi farla. È anche quasi eccitante, ci ho sempre pensato”
“Dio che schifo no comunque intendevo baciarmi”
“Non do i voti ai baci da almeno… fammi pensare 15 anni credo?”
“Stai bene?”
“Sì, sto bene. È che forse dovrei tornare a casa ora”
“È strano, alla fine non so nulla di te, ma è come se sapessi tutto. Anzi no. Peggio. So tutto di te ma è come se non sapessi nulla. O no, aspetta. Non lo so. So che vorrei chiederti un sacco di cose ma non ho il coraggio di farlo. Non fare mai domande delle quali non vuoi sapere la risposta”
“È un bel modo per schivare la vita, non prendersi responsabilità, fare finta che le cose non esistano. Insomma. Un atteggiamento maturo”
“Tu mi hai appena detto che vuoi che ti porti in un mondo che non esiste”
“Io voglio che mi porti in Islanda. Ora!”
Un po’ barcollante e un po’ priva ormai della forza di resistere, Giulia mette il suo braccio destro intorno al collo di Tommaso e lo bacia. Un bacio con tanta, tanta lingua.
“Stanotte ti ho sognato, facevamo l’amore. Mi trattavi male ma mi piaceva”
“Sei sicura che ero io, stanotte ancora non ci conoscevamo”
“Noi ci conosciamo da sempre, mi pare evidente”
“Dici?”
“Tu non pensi?”
“E cosa facevamo nel sogno?”
“L’amore. Senza tutte queste tue inutili parole che mi annoiano sempre così tanto. Scopavamo Tommaso. Io urlavo. Tu urlavi. Eravamo sudati marci”
“E ti piaceva?”
“Direi di sì”
Tommaso è visibilmente scosso. Anzi no. È semplicemente eccitato. Dal momento in cui si sono baciati in bagno ha capito che qualcosa sarebbe potuto succedere ma ora ne ha la certezza e inizia ad avere un po’ di ansia.
“Io non abito distante, se vuoi puoi venire da me, ti riprendi. Giuro che non ti faccio nulla. Non ti sfioro neanche, possiamo parlare a distanza di sicurezza”
“E allora perché vuoi che venga da te se non vuoi neanche sfiorarmi?”
“Perché ho paura che questa serata stia per finire e non vorrei che finita poi torni tutto come sempre”
“Domani ti svegli e pensi sia stato tutto un sogno frutto del tuo hangover, vero?”
“Alla fine io bevo solo per fare le cose che non avrei il coraggio di fare da sobrio. Però ci penso comunque. Solo che così poi le faccio”
“Io non vengo a casa tua se mi tieni distante”
…
Giulia e Tommaso entrano in casa. La porta si chiude alle loro spalle e la luce neanche l’accendono. Iniziano a baciarsi e spogliarsi con un furore impensabile. Sbattono contro il tavolo. Contro il divano. Si spintonano contro una libreria dalla quale cadono dei libri.
È un misto tra un balletto e una lotta. Si cercano e si respingono di continuo. Si spogliano e si tirano. Si mordono e si aggrappano ai pochi vestiti che ancora hanno addosso.
“Vuoi bere qualcosa?”
“No!”
Giulia si è lasciata completamente andare come se avesse di colpo abbattuto ogni muro, ogni resistenza. Tommaso invece non sa più cosa fare. Ha paura, è terrorizzato. Non crede sia vero ciò che sta succedendo. È un animale ferito. È la prima volta che fa l’amore dopo Valentina.
Perché sì. Dopo quella sera Tommaso non si è più ripreso.
Ha lasciato Federica senza troppe spiegazioni. Semplicemente non era in grado di guardarla più in faccia e prometterle cose. Si era dimenticato di lei in una notte e in una notte aveva capito cosa era capace di fare per Valentina. Nel bene e, soprattutto, nel male.
Un lato della sua vita che non voleva mostrare a nessuno. Per il quale non voleva creare situazioni equivoche, tradimenti, menzogne.
Sapeva che doveva elaborare la cosa e doveva farlo da solo. Impossibile fare finta di nulla e vivere il suo rapporto come se tutto fosse ok. Nulla era Ok. Lui soprattutto. Distrutto e distratto nei confronti di tutto. Fino a quella sera.
Fino a oggi, cioè.
Un periodo in cui Tommaso ha fatto poco altro che bere, lavorare, dormire.
Zero libri, zero serie tv, poca musica. Per lo più di sottofondo.
Per questo ora è così confuso. Non capisce se sta facendo l’amore con Giulia o con Valentina. Due immagini che si sovrappongono anche per colpa dell’alcool che gli sta salendo sempre di più.
I loro respiri, sempre più affannosi, sempre più intensi riempiono le pareti. I soffitti ormai sono specchi che fanno rimbalzare ogni gemito verso il pavimento, dove sono sdraiati, nudi. Uno sopra l’altro. Amano guardarsi. Amano sentirsi.
Una chimica che parte dai loro odori ma che ha bisogno di sguardi. Quello di Giulia che ha rapito Tommaso fin dal primo momento. Ma anche quello di Tommaso che Giulia trova così bello e gentile.
Si afferrano la faccia con le mani. Si passano le dita nei capelli. Ogni centimetro dei loro corpi viene sapientemente osservato e studiato dall’altro, con ogni mezzo a disposizione.
Il tutto con la fretta di chi, nello stesso momento, sa di avere poco tempo e sa di averne perso moltissimo.
In un incastro perfetto, i loro movimenti si compensano in un crescendo dirompente che li porta in poco tempo ad una sola, contemporanea, esplosione di piacere dalla quale non vogliono liberarsi.
Rimangono uniti per minuti interi. Immobili. Incapaci di dire a o fare nulla.
La chiamano petite mort. Una morte piccola. Momentanea.
Dopo minuti di completo immobilismo Giulia e Tommaso danno qualche segnale di ripresa dal torpore. Un incedere che li ha uccisi e riportati nel mondo dei vivi. Nel reale.
Come ogni volta che si fa l’amore. Un gesto catartico che distrugge per sempre ciò che si è creato fino a quel momento per costruire qualcosa di nuovo. Ogni orgasmo, ogni prima volta, in qualche modo disegna una linea che separa due mondi: quello bellissimo e affascinante del desiderio da quello della consapevolezza. Magia e concretezza. Senza nulla togliere a nessuno dei due ma ogni volta che un desiderio, una voglia, diventa reale, quella cosa in qualche modo muore. Sta a noi essere capaci di allevare e accudire quello che di nuovo stiamo creando. Fare l’amore è sempre un gesto generativo. E come ogni gesto generativo ha bisogno di distruggere e poi creare. Sennò non si direbbe “fare” l’amore.
Così Tommaso e Giulia si risvegliano da quello stato confusionario come persone nuove. Rinsavite dall’alcool e dalla passione. Sconvolte. Sudati, bagnati, nudi, come se fossero appena usciti da un liquido amniotico che li ha cresciuti e tenuti vivi e insieme fino ad adesso.
Tommaso si rialza. Sbanda un po’. Si gira. Vede Giulia nuda e bellissima. Con la testa girata, di profilo. Ha gli occhi chiusi.
Si muove verso la cucina per prendere dell’acqua.
“Alla fine avevo ragione, vedi?”
“Cioè?”
“Non poteva essere la nostra canzone quella. Te l’ho detto che ti saresti scopato una Julia, prima o poi”