Lo so. Scusa...
Valentina si accende una sigaretta.
Tommaso butta giù una golata di gin tonic.
“Me ne fai una?”
“Fuma dalla mia che una intera non mi va, poi mi gira la testa”
“Come stai?”
“Come vuoi che stia?”
“Ti va di parlarmene?”
“Tommaso, sono qui con le mie amiche a sbronzarmi e provare a divertirmi. Seriamente pensi che abbia voglia di parlare di come sia stata scaricata e soprattutto di farlo con te?”
“Mi sei mancata”
“Lo so”
“Lo sai?”
“Sì, lo so che ti sono mancata”
“E come fai a saperlo?”
“Perché mi sei mancato anche tu”
Valentina e Tommaso si guardano come hanno sempre fatto. Lei nel pronunciare quella frase alza gli occhi lentamente dalla sigaretta che fissava, verso quelli di lui che invece non li aveva mai spostati. Come se avesse dovuto fare il pieno di quel viso, di quei lineamenti finché poteva.
Questa era una cosa che tendeva a fare spesso. Ogni volta che stava con Valentina viveva ogni cosa, ogni azione, a pieno. Come se fosse l’ultima volta in cui avrebbe potuto godere di tutto quello. In parte era anche giustificato perché spesso, i loro incontri in questi ultimi anni, erano un continuo tumulto. Un prendersi e lasciarsi per sempre. I per sempre più brevi del mondo.
“Se ti dicessi che non ho voglia di andare via con te, ora. Mentirei”
“Tommy, prova per una volta, per favore. A rispettarmi. A non avventarti sulle cose. Non ho scritto sulla fronte che sono in vendita. Sì, sono un po’ sbronza ma perché ho bisogno di distrarmi, di divertirmi. Anche di farmi male forse ma non ho bisogno di te. Non ho bisogno di altro casino.
Per favore. Rispettami. Capiscimi. Fallo per me”
“Ok.”
Tommaso abbassa lo sguardo, ritira le spalle dentro il suo giubbotto e si allontana da Valentina, torna dentro il locale.
Valentina lo afferra per un braccio, mentre lui oramai è girato di schiena.
Si guardano.
“Vieni qui” sussura.
Un abbraccio disperato e interminabile li unisce cancellando di colpo gli ultimi mesi fatti di distanza e silenzio.
Un abbraccio liberatorio.
Silenzioso. Fatto solo di respiri che si uniscono tra il petto e lo stomaco.
…
“Oh dov’eri?”
“Ero fuori a parlare con Vale”
“Ah e com’è andata?”
“Una merda è andata. Una vera merda”
“Bene. Beviamo?”
“Certo che beviamo!”
“Oh Tommy”
“Eh”
“Federica?”
Federica.
Cazzo.
Tommaso era risprofondato inconsciamente nella bollaValentina. Un sfera che racchiude loro due e solo loro due. Quando stanno insieme il resto del mondo non esiste. È un patto che si sono fatti un po’ per necessità e un po’ perché non potevano farne a meno. Era così e basta.
Un mondo tutto loro in cui non esisteva nessun altro.
Un ambiente in cui le regole che conosciamo tutti noi non valgono. Non esistono tradimenti, non esistono bugie. Non esiste il male e il bene. Esistono solo loro due.
In quella mezz’ora Tommaso si era completamente dimenticato di Federica.
Ma non in senso negativo. Non con cattiveria. Era semplicemente tornato dentro la tana del bianconiglio e in questo mondo Federica non c’era.
Però qui. Ora. Adesso. Federica c’è. In questo mondo. Nel nostro mondo. Correre dietro a Valentina questa notte vorrebbe dire qualcosa di diverso dal solito.
Non sarebbe la solita corsa disperata verso un muro in cui schiantarsi consapevolmente.
Vorrebbe dire prendere per mano qualcuno che in questa folle corsa manco sapeva di esserci e portarlo allo schianto. Inconsapevolmente. Dolorosamente.
Forse per un momento, tornato dentro, preso il secondo (e poi il terzo) gin tonic, Tommaso ci ha pensato che non ne valesse la pena. Che questa volta doveva essere diverso. Non poteva permettere a Valentina di uscire dalla tana e interferire con il mondo reale. Questa notte non le sarebbe corso dietro.
Peccato però che le parole e le buone intenzioni non vadano d’accordo con le luci strobo e i gin di sottomarca.
E infatti questa serata in pochissimo tempo diventa una guerra fredda fatta di segnali.
Valentina balla con un ragazzo. Tommaso balla con una ragazza.
Valentina si struscia. Tommaso si struscia.
Il tutto senza smettere di cercarsi con lo sguardo un solo momento, con un numero svariato di malcapitati a fare da comparse nella loro storia.
Una tensione che sfiora la crisi diplomatica più volte.
Fino a quando Valentina non va in bagno e Tommaso decide di seguirla.
“Adesso basta. Adesso ce ne andiamo via”
“Ok”
“Ok?”
“Andiamo”
Tommaso è sorpreso dalla risposta. Non se lo aspettava. Si immaginava un’altra sceneggiata. Urla. E invece no. Ok. Andiamo.
Nessuno dei due si preoccupa di salutare i propri amici.
Una fuga disperata. Un bisogno di fisicità che non ha tempo di convenevoli.
Prima di entrare in macchina, una enjoy trovata fuori dal locale, si baciano.
Poi entrano in macchina.
Vale attacca il bluetooth del cellulare alla macchina e mette la musica.
Abbassa i finestrini per fumare.
Quel viaggio che attraversa tutta la città deserta diventa immediatamente come un giro di giostra al luna park.
I pensieri volano.
Le mani non si mollano un secondo.
Le appoggia la testa sulla spalla di lui.
Lui con una mano le accarezza il volto, poi scende sulle gambe. Tra le gambe.
“Qualsiasi cosa succederà questa notte non voglio che tu pensi che io me ne stia approfittando. Non voglio tu creda che io mi senta libero di affondare il colpo ora che lui non c’è più.
Io, Vale, sono stato una merda questi mesi. Questi anni. Voglio solo stare bene. Voglio solo che impariamo a stare bene insieme. Solo questo. Forse ora è più facile. Forse. Non lo so. Non mi interessa.
Forse non è tutto sbagliato. Forse non è un caso se stasera ci siamo incontrati”
“Sapevo ci saresti stato”
“Cosa?”
“Prima di venire ho controllato sull’evento e ho visto che partecipavi. Oddio avevo già deciso di venire qui ma speravo di vederti, ti ho cercato. Ti ho trovato”
“Perché me lo dici Vale?”
“Perché sono stufa di passare per la stronza di turno senza sentimenti. Ho fatto una marea di cazzate con te. Per te. Ma la verità è che io con te ci sto bene.”
Si guardano. Si stringono la mano. Rimangono in silenzio.
Sono sotto casa di Valentina. La macchina è parcheggiata. Sarebbe il momento in cui lei gli chiede di salire. Forse non c’è neanche bisogno di chiederlo, tanto è scontato.
“Cazzo!”
“Cosa?”
“Cazzo, cazzo!”
“Cosa c’è Vale?”
“È qui!”
“COSA?!”
“Eh, lo vedi. È davanti al portone”
Sì, davanti al portone, con la faccia di uno che era lì fermo da almeno un paio d’ore, c’era il fidanzato. Ex fidanzato di Valentina.
“Devo andare”
“Cosa vuol dire che devi andare?”
“Tommy che cazzo vuoi che faccia!?!”
“Eh non lo so, andiamo da me?”
“Ma sei scemo? Ti pare che lo lascio lì? Che non mi vede rientrare?”
“Ma vi siete mollati!”
“Sì ma non posso lasciarlo lì”
“Vale no. Vale lo sai cosa vuol dire tutto questo vero?”
“Lo so Tommy. Lo so”
Abbassa lo sguardo, scende dalla macchina senza voltarsi. Si incammina verso di lui che è seduto su un gradino di fianco al portone. Lui si alza, la abbraccia.
Tommaso vede tutta la scena. Dovrebbe andarsene ma non lo fa. Rimane spettatore di una cosa che lo sta lentamente scavando dentro.
Però insieme non li aveva mai visti e forse in cuor suo vuole farlo. Vuole l’evidenza di cosa sia lui per lei. Vuole capire la differenza che c’è tra di loro e così forse accettare di perderla.
Li vede parlare. Li vede abbracciarsi.
Poi un bacio e salgono su.
Sono passati 10 minuti.
Tommaso riaccende la macchina, torna a casa. Prende il telefono. Scrive un solo messaggio.
-Addio-
…
La mattina dopo
-Lo so. Scusa. Addio.-